venerdì 28 dicembre 2007

Google e l'organetto

In un primo momento la cosa mi pareva impossibile e anche un po' surreale. Ma no! era vero. Non ci potevo credere!

Il giorno di Natale qualcuno dal quartier generale della Google Inc. di Mountain View, California, si è collegato al sito dell'Accademia del Mantice.

Larry Page vuole imparare a suonare l'organetto?

domenica 23 dicembre 2007

A colloquio con Markku

Markku Lepistö è uno tra i più importanti organettisti della scena internazionale, anche fisarmonicista (suona con le Värttinä, un loro concerto è sempre una emozione che toglie il fiato). Di recente è stato invitato da Riccardo Tesi a tenere uno stage di organetto in Italia.

Come tutti i grandi non se la tira. Si è fatto intervistare ed è stata una esperienza molto interessante. propongo qui l'intervista in anteprima in inglese come me l'ha rilasciata Markku, in attesa di una traduzione in Italiano. Buona lettura.

When and How do you have meet diatonic accordion for the first time? You are self educated player or you have had some teacher?
Well the history of my diatonic playing is shorter than my career with chromatic accordion, which started when I was five years old. Surely I´ve been familiar with diatonic accordion material since my childhood, but the first time when I took a diatonic accordion into my lap is when I was eighteen. Before that I heard a lot of diatonic playing because the area I was born had always been full of traditional players. From them I learned many traditional tunes which I`m still playing.

I´ve been graduated from the Sibelius Academy but all the diatonic accordion teachers has been traditional players. One of the most important ones was Tauno Aho (1914-1996) who lived in Kuortane where I was born as well. With him we had many moments when I was listening his playing and recorded his music. Nowadays I would like to say that the most important thing was that we discussed a lot about music.

Please, list some musicians or compositions you love that you feel so close to your musical formation.
Besides our own Finnish traditional music I´ve been very interested in music cultures around the world. Of course, the Nordic tradition has been close to me but I´ve also been interested in Celtic and Latin music, American traditional music, European classical music, African polyrhythmics etc. There are too many great musicians, compositions and traditional tunes to put on a list.

Can you try to define your aesthetics in playing diatonic accordion?
Maybe one of my main aesthetic value in music is beautiness. In all my compositions I try to find beautiful, natural but/and meaningful melody lines. When composing I can sometimes be stucked with some musical line for many days and comparing different solutions how to proceed. My opinion is that every note in music has to have some meaning.

I also understand very well and pay attention to the fact that this world is not consisting only of beautiful things and the music can also reflect the world as it is, but that kind of music making is not for me.

What do you like in the world of traditional music, and what do you dislike?
I really like the world of traditional music in general. In traditional music you can hear the echoes from the past generations and the world. No other music genre affects me like the traditional music. I also think that every traditional player is an important part of the time line segment. However, I hate the puritaness, which can be hiding behind the word of "tradition". I think that the tradition lives in us and you just have to give space for it. You can put the "tradition" into a museum but there it would die.

Which is in your opinion the best way to teaching to play diatonic accordion?
During the years I have tried different methods in teaching diatonic accordion but my favourite choice is learning music by ear. It can be frustrated while starting it, but during the years you can notice learning not only the right melody lines but also the ornaments, enphasis of the notes, right frasing etc. Nowadays my only teaching method is learning by ear.

What's about the Finnish traditional music trends today?
Finland has been one of the first European countries to have folk music education on the university level at the Sibelius Academy in Helsinki. This education started in 1983 and several well known Finnish accordion players like Kimmo Pohjonen and Maria Kalaniemi have graduated from there. This education has raised the knowledge of our tradition and it has inspired young musicians to study it. In addition, the education has given a good opportunity to create new historically based music, which may take influences from different cultures.

What are your future musical projects?
At the moment we are finishing a duo album with the former Värttinä bassist Pekka Lehti. For 2008 I have several projects in row, which include e.g. a sheet music book consisting of traditional music played by the legendary Finnish musician Tauno Krossi (1924-1979). Hopefully I will record a new solo album too. There will be some other cd and book projects with the Värttinä group, and then of course lots of concerts and touring. - Let´s hope something would happen also in Italy!

martedì 4 dicembre 2007

The Diatonic World

Ogni tanto vado a sbirciare nei dati del contatore del sito dell'Accademia del Mantice, il portale degli organettisti italiani. E con mia sorpresa ho dovuto prendere atto che poi proprio tutti italiani non sono...


La figura qui sopra è la mappa dei visitatori delle ultime 24 ore.

Insomma, l'Italia c'è tutta, e anche molta europa: Francia, Spagna, Germania, Regno Unito, Polonia, Belgio, Olanda. E poi ci sono i visitatori che non ti aspetti...

Come quelli dell'Emirato Arabo del Dubai, le Americhe (Argentina, Colombia, California, New York, Canada) e i Caraibi (Puerto Rico).

A questo punto impossibile notare la totale assenza di Africa e Asia. Per motivi diversi. La prima vittima di un drammatico digital divide. La seconda probabilmente a causa delle barriere linguistiche...

L'organetto strumento del mondo, questo si vede anche in questa mappa... sarà anche il successo del corso online di organetto, ma comunicare ogni giorno con tutti questi musicisti e appassionati di fisarmonica diatonica in giro per il mondo è diventato veramente entusiasmante...

A questo punto che dire? Grazie! Thanks! Mercì! Danke! Muchas gracias! شكر

giovedì 29 novembre 2007

Sinfonia per organetto solo

All'inizio mi ha incuriosito e, sinceramente, mi sono anche chiesto chi lo pettina. Poi, all'improvviso, ascoltando un pezzo dopo l'altro, ho avuto una visione. Una distesa bianca spazzata dal vento, un bosco verde, un lago ghiacciato sulla cui grigia superfice si riflette il cielo di un inverno finlandese.

Perchè la musica di Antti Paalanen è arcaica, come il paesaggio della Finlandia. Monodie che si trasformano in delicate polifonie modali, e l'organetto suona come un harmonium con un respiro che è quello della solitudine dei grandi spazi freddi che si illuminano fugacemente di primavera in imperiose impennate melodico ritmiche.

Insomma, è da ascoltare questo ragazzo laureatosi di fresco alla Siblelius Academy, l'unica scuola di musica al mondo a offrire una laurea in organetto. La sua musica è un lento risveglio, un torpore che vi prenderà l'anima. Nel suo stile solistico impossibile non notare una impronta sinfonica, un segno che ricorda proprio il grande compositore finnico Sibelius.

Si può ascoltare qui: http://www.myspace.com/anttipaalanen

domenica 25 novembre 2007

La ricetta di Brotto

Ecco cosa significa secondo me avere una buona idea di che cosa si può tirare fuori da un organetto. Ingredienti: un registro per la soppressione delle terze, 8 bassi freschi freschi (12 per le grandi occasioni), due file a mezza tagliate sottili sottili, un organetto Castagnari ben stagionato, sincopi e controtempi quanto basta, una spruzzata di mantice, guarnire il tutto con swing e un tocco di improvvisazione jazz, servire accompagnato da un suono secco o poco mosso d'annata. Buon appetito...

Il cuoco è Cyrille Brotto, un ottimo organettista francese.

martedì 20 novembre 2007

Cosa significa "zherdine"?

Il nome se lo sono scelto un po' complicato, Zherdine, con la acca tra la zeta e la e!

Zherdine [zerdin], nom d’origine inconnue
1.adj. : se dit d’une ritournelle qui provoque une irrésistible envie de danser.
2.n.f. : petites histoires musicales ponctuées de détails imaginaires inventés par cinq félibres.


Questa è la spiegazione etimologica fornita in francese nello spazio Myspace della omonima formazione francese in cui primeggia una splendida organettista, Ysabelle Baillet.

Accompagnata da sassofono, chitarra, contrabbasso e percussioni, Ysabelle sforna una musica molto bella, delicata, a tratti architettonicamente complessa, inafferrabile, elegante, geometrica, incantatrice, musica ai confini di molti generi. Alle volte klezmer, alle volte jazz.

Una bella scoperta, una organettista molto raffinata e se proprio gli devo trovare un difetto, diciamo che le sue musiche non sono proprio quelle che ti rimangono nell'orecchio subito dopo il primo ascolto. Va ascoltata, capita... poi inizia a piacere.

Buon ascolto... http://www.myspace.com/zherdine

p.s. mi piace molto il brano Pinso et coleurs, ve lo consiglio per i momenti in cui fuori piove, quando una strana nostalgia ci coglie e decidiamo di prepararci un caffé...

lunedì 19 novembre 2007

Il senso della Polska per Smilla

Questo è un post per chi ama il freddo e le bianche infinite distese del grande Nord. Dalla neve, dal bianco brillante del senso della neve per Smilla (ricordate quel film di Peter Hoeg?), dalle dolci tardive e liberatorie primavere, dalla luce accecante delle tiepide estati nordiche. Da tutto questo nasce la musica della Scandinavia, gli "Stati Uniti del Freddo". E come le mille sfumature del bianco della neve, anche la musica scandinava gioca impercettibilmente con la somiglianza a se stessa senza essere mai ripetitiva, senza annoiare mai.

E sono musiche inconfondibili che portano con se un mondo, imprigionato in sonorità immediatamente distinguibili, in ritmi e armonizzazioni che non possono lasciare dubbi. E' musica scandinava!

Mi hanno segnalato un sito fatto molto bene, soprattutto perchè ha una parte in lingua inglese, altrimenti con lo svedese non me la sarei cavata molto bene... Ci possiamo trovare una corposa serie di brani di musica svedese, finlandese, norvegese e persino danese (la musica danese la riconosci dopo due battute...), tutti con la partitura musicale, il file midi e in molti casi anche un mp3. Cosa vogliamo di più?

Loro, quelli che gestiscono il sito, sono un gruppo spontaneo di musicisti di Copenhagen che si interessano di musica folk scandinava da più di trenta anni. Hanno fatto proprio un bel lavoro.

Vedere per credere: http://spillefolk.dk

Se poi volete ascoltare subito un po' di bellissima musica scandinava, allora non vi resta che fare clic qui... Non mi assumo la responsabilità per eventuali sindromi da "polska dipendenza".

giovedì 15 novembre 2007

La musica delle sfere

Nella visione Tolemaica si pensava che una serie di sette sfere formasse il cielo e che, ruotando una sull'altra, sprigionassero una musica celestiale. Ne parla anche Dante nella Divina Commedia nel primo canto del Paradiso...

Quando la rota, che tu sempiterni
Desiderato, a sé mi fece atteso,
Con l’armonia che temperi e discerni,
Parvemi tanto, allor, del cielo acceso
De la fiamma del sol, che pioggia o fiume
Lago non fece mai tanto disteso.
La novità del suono e ’l grande lume
Di lor cagion m’accesero un disio
Mai non sentito di cotanto acume.


Le sfere planetarie che compongono il paradiso dantesco sono un cielo di pietra, nonostante la loro composizione eterea. Anzi, è proprio la presenza di una materia dotata di moto circolare ed eterna, il cosiddetto quinto elemento o etere, a giustificare agli occhi degli uomini del medioevo l’esistenza di una musica celeste derivante dal perpetuo movimenti dei pianeti.

La teoria dell’armonia delle sfere è però caratterizzata da una persistenza che va ben oltre l’età medievale e la concezione tolemaica dell’universo, superando anche l’interpretazione geometrizzante operata da Keplero nel XVII secolo.

Alcune delle più recenti teorie fisiche che vogliono descrivere il comportamento delle particelle elementari utilizzano in effetti modellizzazioni basate su particolari simmetrie spaziali, quando non precisamente la nozione di armonia, che risalgono alle speculazioni dei pitagorici e di Platone.

Musica, fisica e geometria fuse in una sola arte. Il sogno di Bach. Ne ho scritto in un precedente post, e in quello citavo una animazione tratta da un film su Glenn gould che sembrava corrispondere in pieno al concetto di musica delle sfere, e anche a un certo potere geometrico e pittorico della musica di Bach.

L'ho finalmente trovata e la pubblico qui. Ecco l'effetto che mi fa studiare Bach all'organetto... devo smettere.

mercoledì 14 novembre 2007

Intervista a Stéphane Delicq

Si sa... è di poche parole e ha anche un carattere "forte", ma alla fine sono riuscito a fargli questa intervista, tra mille difficoltà e diffidenze... naturalmente sto parlando di Stéphane Delicq, un musicista che ammiro molto per le sue composizioni, semplici, facili, sobrie, ma ricche di personalità.
Buona lettura...


Come è avvenuto il tuo incontro con la fisarmonica diatonica? Sei autodidatta o hai dei maestri?
Fu nel 1979, e la cosa avvenne in maniera un po' occasionale dal momento che fu un mio amico a prestarmi per un po' di tempo un organetto. Fu l'inizio di un percorso essenzialmente da autodidatta.

Puoi dirmi quali sono stati i musicisti o le composizioni determinanti per la tua formazione di organettista e compositore?
Non saprei... un po' tutti i generi, la musica barocca, la classica, la musica contemporanea, e soprattutto il jazz. Ma non vorrei dimenticare la tradizione della canzone francese e non solo francese. Una particolare influenza ce l'ha avuta la musica slava (mia madre è ucraina). Cerco di ascoltare sempre tutto, musica etnica e classica, e tutti gli strumenti. Questo mi arricchisce perchè valico orizzonti musicali diversi, o attraverso l'ascolto dei cd o anche con l'incontro diretto coi musicisti.

Puoi definire una tua estetica relatica al modo di suonare la fisarmonica diatonica?
Cerco innanzitutto di dare importanza al fraseggio, al suonare le note al momento giusto. Una volta ho sentito una cantante lirica dire alla radio che se il virtuosismo si riduce a pura tecnica, allora è solo vanità... e io sono assolutamente d'accordo su questo punto. Non aggiungo molti abbellimenti, ma lavoro molto alla cura dell'espressione attraverso il mantice. Questo mi permette di essere insieme ai danzatori, entrare nel loro movimento, respirare per farli respirare, essere nel ritmo giusto, giocare con le pause di silenzio tra una nota e l'altra, provare a mettere in relazione la mia sensibilità con quella di chi balla.

Cosa ami di più nel mondo della musica folk e c'è, eventualmente, qualcosa che non apprezzi particolarmente?

Apprezzo molto il pubblico fatto di ballerini e danzatori, a anche alcuni musicisti che sono amici, dopo tanti anni. Ma non amo altre cose, come la gelosia, l'invidia, un certo integralismo. E poi non mi piace l'invidia, l'integralismo e le bassezze di alcuni musicisti e organizzatori.

Qual è la tua opinione in merito al miglior modo di impostare una didattica dell'organetto?
Credo che l'unico principio che guida la mia didattica sia quello di avere il piacere di trasmettere agli altri musicisti quel poco che si sa.

I tuoi futuri progetti musicali?

Registrare un prossimo album dal vivo con il mio quartetto durante un ballo a Bruxelles. E se tutto va bene dovrebbe uscire tra non molto!

Un ringraziamento ad Anne Guillot per la traduzione.

martedì 13 novembre 2007

Musiche di stagione

Parliamo di Piazzolla, un grande musicista che ha saputo trasformare il tango e che ha contribuito a far conoscere il bandoneon in tutto il mondo... ma anche un musicista che seppe trovare legami fondamentali con la musica classica e la tradizione colta. Ne ho scritto un breve articolo, per chi avrà la pazienza di leggermi...

Las Cuatro Estaciones. Quando Piazzolla incontrò Vivaldi

Di Gianni Ventola Danese
Liberazione, 11.11.2007

“Il tango è uno stile di vita". Così diceva Piazzolla in un’intervista rilasciata nel 1989 a Gonzalo Saavedra nella sua visita in Cile. Questa frase potrebbe riassumere gli oltre cento anni di vita di questa danza nata nei tuguri di Buenos Aires nel tempo in cui nella città e in tutta l’Argentina affluiva una moltitudine di immigrati in cerca di fortuna provenienti da tutto il mondo.
Una musica di “bassa estrazione” che, attraverso Piazzolla, si è elevata a genere musicale colto in cui il moderno si fonde con il tradizionale, il popolare con il raffinato; un genere in cui la tristezza struggente del tango non scade mai nella languida autocommiserazione che troppo spesso aveva caratterizzato il primo tango, ma si esprime con violenza, passione ed eleganza.
Esempio paradigmatico di questa “rivoluzione” del tango sono proprio le “Quattro Stagioni” composte da Astor, una composizione fondamentale e di svolta, perché qui il tango intesse legami profondi con la tradizione della musica classica rifacendosi al modello vivaldiano del Cimento dell’armonia e dell’inventione, pubblicato nel 1725 e contenente i celeberrimi concerti per violino dal titolo Le Quattro Stagioni. Entrambi i musicisti sono stati inizialmente contrastati per le novità che proponevano, rispetto ai canoni dei rispettivi tempi: il moderno stile operistico di Vivaldi e le innovazioni nel concepire il tango di Piazzolla.
Un lavoro scandaloso quello di Piazzola, per molti versi, perché il suo “Tango Nuevo”, di cui le Stagioni porteñe sono una sorta di manifesto, si opponeva ai più accaniti conservatori, intendendo rappresentare un tipo di musica non finalizzata alla danza ma al solo ascolto. La scelta di perseguire questo fine, dettata più dall’istinto che dalla volontà, è quasi imposta dalla formazione artistica di Piazzolla che, affatto propenso a seguire la passione tanghesca del padre Vicente, si orientò inizialmente verso il genere colto per eccellenza: la musica classica. E fu proprio grazie allo studio della musica classica e, successivamente, del contrappunto a quattro parti (con Nadia Boulanger, a Parigi, che fu anche insegnante, tra gli altri, di Leonard Bernstein, George Gershwin e John Eliot Gardiner), che gli permise di innovare tanto profondamente il tango tradizionale.
Verano Porteño, è un brano composto nel 1965 per lo spettacolo teatrale intitolato “Selenita de oro” diretto da Alberto Rodriguez Muñóz. Eseguito con il bandoneòn, il brano è di una prorompente vitalità. È l’Estate, la prima delle Quattro Stagioni Porteñe composte da Piazzolla, in cui i due meravigliosi “cantabili” del bandoneón e del violino si alternano a ritmi ossessivi e martellanti presenti sia nell’introduzione sia nella parte centrale del brano. La parte finale è un continuo incrocio di elementi armonici e ritmici per prepararsi, attraverso un “obbligato” del pianoforte, alla coda tanghesca conclusiva: un uragano! Ah che pur troppo i Suo timor Son veri / Tuona e fulmina il Ciel e grandioso / Tronca il capo alle Spiche e a' grani alteri. La figurazione simbolica del temporale estivo evocata dal sonetto dello stesso Vivaldi nella sua Estate rimane nel lavoro dell’argentino, addirittura nell’esecuzione della pagina di Piazzolla per mano del grande violinista Guidon Kremer, il tema vivaldiano riaffiora improvvisamente, squarciando la fitta tessitura del tango e inserendosi con inaspettata armonia nel ritmo pulsante della danza.
Inverno Porteño scritto nel 1970 chiude la suite delle Quattro Stagioni Porteñe ed è uno dei brani più belli scritti dal compositore argentino. Ed è proprio in questa composizione che Astor sembra creare una nuova simbiosi tra generi musicali, tra il tango e la musica classica. È ancora nell’esecuzione del violinista Guidon Kremer che si può ritrovare molto chiaramente questa relazione. Il fraseggio iniziale del violino, ostinato e quasi violento, trova un approdo quieto in un cantabile accompagnato dagli archi di chiara impronta classica. La stessa tessitura armonica, divenuta semplice e lineare, ricorda in pieno le rotondità delle composizioni barocche, la loro ciclicità armonica. Ciclicità che si riafferma nell’ultima stagione di Astor con l’improvvisa riapparizione dell’indiavolato tema principale che, proprio nella coda conclusiva di questo brano, si distingue come uno dei tanti elemento davvero “classici” tanto da rimandare senz’altro la mente indietro di 250 anni circa. Un ponte tra Vivaldi e Piazzolla sancito scherzosamente nella registrazione di Kremer con la citazione al clavicembalo del tema della Primavera. Questo, infatti, traspare a volume bassissimo sulla nota finale dell’Inverno Porteño, quasi impercettibile se non si alza di molto il volume dell’ascolto. Uno scherzo, un gioco forse.
Le Stagioni di Piazzolla sono quindi il tentativo riuscito non solo di trasformare il tango in una musica “colta”, ma anche di rinnovarne i linguaggi, paradossalmente, proprio ispirandosi ai canoni classici. Come affermava lo stesso Piazzolla in una delle sue ultime interviste rilasciata nel 1989, “Il tango non esiste più. È esistito molti anni fa, fino al 1955 quando Buenos Aires era una città che si vestiva di tango, si camminava il tango, dove si respirava nell’aria il profumo del tango. Però oggi non è più così. Oggi si respira più un profumo di rock o di punk… Il tango di oggi è solo una imitazione nostalgica e annoiata di quella epoca. E il mio tango appartiene a questo tempo.

domenica 11 novembre 2007

L'organetto ad Aosta

Ad Aosta nasce una iniziativa formativa interessante. Riporto qui sotto il lancio dell'Ansa.

"Rispondere "a una crescente richiesta di conoscenza e formazione nell'ambito delle musiche di tradizione ed etniche". E' lo scopo dei Corsi di formazione su strumenti e repertori etnici, organizzati nell'ambito del progetto Centrad-Vda, che prevede sei incontri residenziali a Valgrisenche (nei fine settimana) e varie prove di insieme nella scuola media Einaudi di Aosta.

E' prevista l'attuazione di tre cattedre relative a strumenti etnici, ovvero organetto diatonico e violino popolare, cornamusa e fiati, liuti comparati e chitarre. Gli insegnanti sono i valdostani Sergio Pugnalin, Remy e Vincent Boniface, i francesi Stephan Milleret e Jean Blanchard. Saranno trattate varie discipline: elementi di etnomusicologia; grammatiche delle musiche etniche; canto e danza tradizionale; arrangiamento, composizione e improvvisazione per repertori etnici; didattica della musica etnica; etnoensemble-musica d'insieme. Le aree di approfondimento vanno dall'Europa occidentale alla Scandinavia, dai Balcani al mondo arabo e turco, dalla musica gypsy ed ebraica al Nordamerica.

Direttore artistico del corso è Sergio Pugnalin (Sfom Vda), coordinamento scientifico di Gianni Nuti (Sfom Vda), collaborazione organizzativa di Liliana Bertolo (Trouveur Valdoten)"

L'iniziativa è lodevole, anche se ogni volta che leggo "organetto diatonico", soprattutto in contesti professionali e didattici, non mi piace... l'organetto è organetto, e la fisarmonica è diatonica. E poi mi chiedo, con tutto il rispetto per le danze e le musiche popolari, quando riusciremo a far uscire la fisarmonica diatonica dal territorio "etnico"? L'organetto è uno strumento etnico? Io credo che sia uno strumento musicale e che, come tale, sia capace di parlare più linguaggi, non solo quelli del folclore.

giovedì 8 novembre 2007

L'organetto tra Bach e Pessoa

Quali sono i rapporti tra musica e arti visive? me lo sono chiesto spesso, perchè alle volte scrivo musica e poi mi scopro a immaginare una struttura figurativa di quella stessa musica. Anzi, questo modo di pensare alle volte mi aiuta a comporre, mi toglie d'impiccio, mi aiuta a trovare la strada, mi fa capire cosa è meglio e cosa no... Avevo visto un film molti anni fa, si intitolava Trentadue piccoli film su Glenn Gould, e uno di questi brevi cortometraggi era proprio una animazione che descriveva graficamente in modo perfetto, quasi onirico, una fuga del Clavicembalo Ben Temperato.

In questi giorni mi sto divertendo a trascrivere una fuga di Bach per clavicembalo per il mio trio (clarinetto, contrabbasso e organetto). Essere "dentro" Bach è stupefacente... proprio nel senso che suonarlo diventa una droga. C'è una perfezione visionaria nella sua musica che toglie il fiato e che fa percepire la vita in un altro modo.

Leggendo Il libro dell'inquietudine di Ferdinando Pessoa, ho letto un brano in cui ritrovo la stessa sensazione...

"Diventato una pura attenzione dei sensi, fluttuo senza pensieri e senza emozioni. (...) Come vorrei, lo sento in questo momento, essere una persona capace di vedere tutto questo come se non avesse con esso altro rapporto se non vederlo (...). Non aver imparato fin dalla nascita ad attribuire significati usati a tutte queste cose; poter separare l'immagine che le cose hanno in sé dall'immagine che è stata loro imposta. (...) Smarrisco l'immagine che vedevo. Sono diventato un cieco che vede. (...) Tutto questo non è più la Realtà: è semplicemente la Vita".

p.s. ehi! ma in questa foto Pessoa mi assomiglia! ;-)

sabato 3 novembre 2007

Faccia d'organetto

In giro per la rete ho trovato anche questo, un emoticon che riproduce l'organetto. Non è l'imitazione di una espressione facciale, come i classici emoticon di una volta, ma può essere usato sicuramente per trasferire emozioni...

E' vero... sembrano due sardi che portano un termosifone, però è carino lo stesso, magari da usare al fondo delle nostre mail per significare che facciamo parte della comunità mondiale degli organettisti.

E poi è uno dei pochi emoticon palindromici, cioé lo possiamo leggere allo stesso modo da destra e da sinistra.

;-)
[:|||:]

martedì 30 ottobre 2007

Mercatini francesi

La Francia è il paese degli organetti. Provate a tirare fuori il vostro organetto sulle rive della Senna e i francesi arrivano come gatti curiosi, si avvicinano, commentano, ballano. Il suono dell'organetto li fa sentire a casa.

Ho trovato almeno due siti francesi dove si fa commercio di organetti di seconda mano, e la cosa può essere utile se cerchiamo un determinato tipo di strumento oppure se intendiamo vendere il nostro in terra transalpina.

Il primo sito si chiama Dia-tonic Bretagne, offre solo inserzioni di acquisto e vendita da parte di privati e presenta spesso anche le foto degli strumenti in vendita.

Il secondo sito è Mustradem, all'interno del quale è possibile trovare la pagina degli annunci. Qui le foto non ci sono, ma è il sito di riferimento degli organettisti francesi, quindi andiamo sul sicuro. Qui troviamo anche rubriche speciali per chi cerca partiture e corsi.

Fate buoni affari!

lunedì 29 ottobre 2007

Pignol come Hendrix?

E' stato definito il "Jimy Hendrix" dell'organetto, ma, con quello che costano gli organetti, non ne ha mai sfasciato nessuno.

Norbert Pignol ha un nuovo sito, tutto dedicato al suo progetto di organetto solo. I più grandi organettisti prima o poi si cimentano con la dimensione puramente solistica. Lo ha fatto recentemente il grande Riccardo Tesi.

Nel sito dell'organettista di Grenoble si possono alcoltare un paio di brani molto particolari, interessanti, e certamente paradigmatici dello stile Pignol, uno dei pochi organettisti, a mio parere, che è stato in grado di creare un nuovo stile della fisarmonica diatonica.

Buon ascolto.

Made in U.S.A.

Se gli americani gli organetti li fanno così...

martedì 16 ottobre 2007

Fisa & Diato

Alle volte è interessante ascoltare lo stesso brano suonato da strumenti diversi, come in questo caso. La Foule, celebre tema portato alla ribalta da Edith Piaf. Ecco cosa ne fanno due pazzi e bravissimi fisarmonicisti come Luciano Biondini e Joxan Goikoetxea.

Senza parole...



Poi ho scovato questa interpretazione organettistica, non male!



E per finire, ancora duo di cromatiche!


martedì 25 settembre 2007

Musicus Dolomiticus

Un inedito Riccardo Tesi montanaro...

lunedì 24 settembre 2007

OT

OT, come Off Topic.

Loro sono una big band olandese, suonano veramente bene. L'organetto non c'è ma ascoltarli ne vale la pena... Buon concerto!

sabato 22 settembre 2007

Tablature

Ci sono organettisti un po' buffi che detestano le tablature. Non perdono occasione per dichiararsi contrari alle tablature, viste come strumento primitivo di iniziazione musicale, fardello insopportabilmente pesante per far decollare la libertà improvvisativa, l'interpretazione, la creatività.

Anch'io detesto le tablature, ma solo quelle sballate! E in rete ce ne sono tante purtroppo, in siti che ne distribuiscono (gratuitamente, ahinoi) a centinaia. Tutte sballate. Le detesto perchè poi il malcapitato se le scarica, se le stampa e poi ci studia sopra. Portandosi nelle dita tutta l'inesperienza di chi quelle tablature le ha prodotte, magari con uno di quei programmini che te le sputano in automatico.

Una tablatura fatta bene è invece una miniera di onformazioni. Una tablatura fatta correttamente vale come due stage di organetto. E' forse per questo che alcuni buffi organettisti le detestano tanto? Perchè una tablatura fatta bene ti può dire tutto sull'armonia, sulla diteggiatura, sul mantice, sull'uso dei bassi.

"L'organetto diatonico" è il titolo di una raccolta di tablature fatte molto bene a cura di Riccardo Tesi insieme a Tombesi, un po' datata. Ma quello è l'esempio da seguire.

Quindi viva le tablature! Ma occhio alla qualità!

mercoledì 5 settembre 2007

Un concerto a Vienna

Sono tornato dalle vacanze! Ho cambiato la foto e ho messo quella di una organettista francese mia amica, e mi riprometto di aggiornare il blog. A settembre sono sempre pieno di buoni propositi...

L'akkordeon Festival si svolge a Vienna, è una cosa seria, perchè a Vienna la musica è sempre stata una cosa seria... Non spaventatevi se sentirete parlare per un po' in tedesco, ma dopo un po' arriva il concerto di Riccardo Tesi tenuto a Vienna durante l'Akkordeon Festival nel febbraio 2007.

Per ascoltarlo fate clic qui

martedì 24 luglio 2007

Duo di organetti!

Un duo di organetti molto interessante, hanno un blog con molte informazioni. Si può anche ascoltare un loro intero concerto, se avete un'ora di tempo... Per comodità lo linko qui.

Buon ascolto!

p.s. ho scritto "linko"??? non ci credo! scusate!

martedì 5 giugno 2007

sabato 2 giugno 2007

Tanto organetto tra le Dolomiti

Anche la prossima estate, fra il 30 giugno e l’8 settembre, artisti di assoluto prestigio internazionale si ritroveranno in Trentino accomunati dalla partecipazione alla XIII edizione de “I Suoni delle Dolomiti”, festival che anno dopo anno, vetta dopo vetta è diventato uno degli eventi più attesi da chi ama abbinare l’arte e la montagna. L’originale ciclo di concerti – realizzato dall’Assessorato provinciale all’agricoltura, al commercio e turismo e da Trentino S.p.A. con Apt d’ambito, Sat, Guide alpine, Gestori dei rifugi, Comuni e la direzione artistica di Chiara Bassetti e Paolo Manfrini - ha mantenuto infatti invariata nel tempo quella formula vincente che ha incontrato un crescente successo: da sempre, tutti i concerti de “I Suoni delle Dolomiti” si svolgono all’insegna dell’affascinante binomio musica-natura e nel massimo rispetto dell’ambiente che li accoglie, rappresentando un modo diverso, unico nel suo genere, di vivere la musica. Ciò grazie all’immersione in bellissimi teatri naturali fatti di roccia, erba, boschi, vento, raggiunti a piedi anche dagli stessi musicisti, che si portano in spalla i propri strumenti e che di primo pomeriggio, o addirittura all’alba, incantano il pubblico con sonorità diverse, spaziando dalla musica classica al jazz, a musiche etniche di varia appartenenza geografica.

L’edizione 2007 de “I Suoni delle Dolomiti” si aprirà con due appuntamenti dedicati alla migliore canzone d’autore italiana: ne saranno rispettivamente protagonisti Sergio Cammariere (sabato 30 giugno, a Villa Welsperg, ai piedi delle Pale di San Martino) e Gianmaria Testa (domenica 1 luglio, al Passo di Lavazé, sul Làtemar). Nel weekend successivo sarà la volta del pianista Nicola Piovani (sabato 7, nei pressi di Forte Sommo Alto, sull’Altopiano di Folgaria, Lavarone e Luserna) e della Banda Osiris (domenica 8, Val San Nicolò, Dolomiti di Fassa). Il primo interpreterà brani tratti dalle numerose colonne sonore di cui è autore, tra cui quella de La vita è bella di Roberto Benigni, per la quale Piovani è stato insignito di un Oscar, mentre gli ineffabili tipi della Banda Osiris proporranno Movimento Arioso. Il Sentiero della Musica, primo dei progetti speciali che anche quest’anno caratterizzano “I Suoni delle Dolomiti”: assieme ad altri ottimi musicisti (l’organettista toscano Riccardo Tesi, il sassofonista partenopeo Daniele Sepe e i componenti del gruppo Ottavo Richter), i quattro attori-comici piemontesi daranno vita a un vero e proprio trekking musicale, guidando il pubblico sulle orme dei “musicus dolomiticus”, della Val di Fassa.

Precedute il 12 luglio (Malga Monte Corno) dal Quartetto di Cremona, realtà tra le più interessanti del panorama cameristico italiano, domenica 15 (Ciampač, Dolomiti di Fassa) torneranno sulle Dolomiti le magnifiche voci del coro Le Mystère des Voix Bulgares, che si cimenteranno eccezionalmente anche con canti della tradizione alpina trentina, fra i quali “La pastora e il lupo”, nell’armonizzazione di Arturo Benedetti Michelangeli. Altro graditissimo ritorno sarà quello di Uto Ughi, che giovedì 19 luglio si esibirà assieme ai Filarmonici di Roma nel Parco di Paneveggio (località Carigole), la “foresta dei violini”: nella speciale occasione, l’illustre violinista riceverà in dono un albero che recherà il suo nome e che farà parte de “Il Bosco che Suona”, creato dalla Magnifica Comunità della Val di Fiemme, organismo al quale è affidata la cura di un patrimonio boschivo di inestimabile valore.

Nelle giornate successive si potrà assistere ai concerti dello specialista dell’organetto diatonico Stephane Delicq e del violinista François Michaud (domenica 22, Rifugio Campei, sul Monte Baldo), dell’arpista Cecilia Chailly, musicista di mirabile sensibilità e grande appassionata della montagna (mercoledì 25, Rifugio Rosetta Giovanni Pedrotti), e dei Sax Four Fun con l’argentino Javier Girotto, tutti sassofonisti (giovedì 26, Laghi di Bombasèi, sul Lagorài). La programmazione di luglio si concluderà domenica 29 (Rifugio Caldenave, Lagorài) con il concerto del violoncellista Mario Brunello - musicista-montanaro per autodefinizione che de “I Suoni delle Dolomiti” incarna al meglio lo spirito e che riceverà in dono uno degli alberi de “Il Bosco che Suona” - del violinista Marco Rizzi e del violista Danilo Rossi. I tre rinomati solisti saranno affiancati da musicisti dell’Orchestra Giovanile del Venezuela “Simon Bolivar”, punta di diamante di una straordinaria esperienza didattica e sociale che da anni coinvolge migliaia di ragazzi che hanno lasciato la vita di strada per imparare a suonare uno strumento.

Il formidabile clarinettista bulgaro Ivo Papasov e il suo Zig Zag Trio saranno gli ospiti del primo concerto di agosto, in programma giovedì 2 al Rifugio al Cacciatore, sulle Dolomiti di Brenta. Sabato 4, di nuovo al Parco di Paneveggio, il pianista Giovanni Allevi, arrivato al successo grazie ad una fortunata miscela di musica classica, jazz e new age, presenterà quindi un altro dei progetti speciali de “I Suoni delle Dolomiti 2007”: 300 Anelli, composizione ispirata allo stesso Parco e ai suoi leggendari abeti “risonanti”, eseguita con uno splendido Bösendorfer, costruito con i legni pregiati della Val di Fiemme, e con l’apporto degli archi e dei fiati de I Virtuosi Italiani. Anche il nome di Allevi sarà abbinato a uno degli alberi de “Il Bosco che Suona”.

La musica classica e il jazz, ma soprattutto musiche provenienti da vari angoli del mondo, saranno al centro dei numerosi altri concerti del mese. Per la musica classica, il Quartetto d’Archi della Scala salirà domenica 5 al Rifugio Alimonta (Dolomiti di Brenta), mentre il Gomalan Brass Quintet raggiungerà mercoledì 22 Malga Caret (sull’Adamello). Domenica 11 è previsto un doppio appuntamento (la mattina a Malga Venegiota, Pale di San Martino, e il pomeriggio a Pian della Vezzana) dedicato a Mozart dai Gruppi da Camera dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, orchestra fortemente voluta da Riccardo Muti, e dagli Attori della non scuola.

L’anima multietnica de “I Suoni delle Dolomti 2007” sarà invece incarnata dal trio di Francesca Breschi, una delle più versatili voci femminili italiane (mercoledì 8, Rifugio Berg Vagabunden Hütte, Dolomiti di Fassa), dal duo formato da Michel Godard e da Gavino Murgia (giovedì 9, Rifugio La Montanara, Dolomiti di Brenta); dalla portoghese Teresa Salgueiro, poetica voce dei Madredeus (lunedì 13, Regole di Malosco, Monte Penegal), dal palestinese Adel Salameh, virtuoso del liuto arabo (sabato 18, Rifugio Monti Pallidi, Dolomiti di Fassa); dal fantasioso percussionista indiano Trilok Gurtu, che suonerà con l’italiano Arké String Quartet (domenica 19, Malga Fratte, Monti Lessini).

Ed ancora: da uno dei più grandi maestri viventi della musica classica indiana, Hariprasad Chaurasia, inarrivabile virtuoso del flauto bansuri (giovedì 23, Malga Bocche, Dolomiti di Fassa); dal gruppo salentino Officina Zoé e dal percussionista africano Baba Sissoko (sabato 25, Rifugio Giovanni Tonini, Lagorài); dal Dhjarpa Project, che riunisce due suonatori di didgeridoo, lo strumento degli aborigeni australiani (domenica 26, Lago Calaita, Lagorài); dal duo “celtico” formato dal suonatore di cornamuse Emanuele Zanfretta e dall’arpista Patrizia Borromeo (giovedì 30, Baita Valace, Làtemar).

A porre il sigillo conclusivo alla lunga, affascinante maratona musicale de “I Suoni delle Dolomiti 2007” saranno sabato 1 settembre (Vardabe, Làtemar) il trio formato da Nico Gori (sassofoni e clarinetti), Franco Santarnecchi (tastiere) e Piero Borri (batteria), impegnati in un omaggio ad una delle personalità storiche del jazz più forti e innovative, John Coltrane, e sabato 8 (Rifugio Micheluzzi, Dolomiti di Fassa) il pregevole fisarmonicista francese Richard Galliano, simbolo di una musica che si nutre di tante musiche. Nel suo caso, jazz, tango e musette.


Infine, ormai collaudato festival nel festival, “L’Alba delle Dolomiti”: cinque appuntamenti che saluteranno il sorgere del sole, evento naturale che in Trentino regala ogni mattina emozioni davvero uniche. Ne saranno protagonisti: l’attore e scrittore Ascanio Celestini, uno dei nomi nuovi del teatro italiano, con il violista Danilo Rossi (sabato 14 luglio, Rifugio Giovanni Segantini, Presanella); l’astrofisica Margherita Hack con Mario Brunello (sabato 21 luglio, Rifugio Fuchiade, Dolomiti di Fassa); David Riondino, personalità poliedrica che spazia dal teatro alla canzone, con il vulcanico trombonista Gianluca Petrella (mercoledì 1 agosto, Rifugio Roda di Vaél, Dolomiti di Fassa); il Coro Sasso Rosso, uno dei più apprezzati cori del Trentino (domenica 12 agosto, Buse de Tresca, Alpe Pampeago); il trombettista statunitense Dave Douglas, una delle figure cardine del jazz contemporaneo (mercoledì 14 agosto, Rifugio Larcher, Cevedale). Ospite di più edizioni passate de “I Suoni delle Dolomiti”, lo stesso Dave Douglas ha espresso lo scorso anno il desiderio di partecipare ad una delle albe: segno che suonare tra la cime del Trentino è un’esperienza che non si dimentica facilmente e che ogni volta è fonte di nuove sensazioni.

In occasione di ciascun appuntamento è possibile effettuare un’escursione con le Guide Alpine del Trentino. Sono previste anche uscite di Nordic Walking assieme a un istruttore e itinerari in mountain bike con Maestri MTB AMI.

La partecipazione alle escursioni e ai concerti è libera e gratuita.

giovedì 3 maggio 2007

Laboratori didattici... ma manca l'organetto


L'Associazione Culturale Carpino Folk Festival in occasione della
XII Edizione del festival della musica popolare e delle sue
contaminazioni, organizza dal 03 al 06 Agosto 2007

Suoni di passi - Laboratori didattici

Ideazione e direzione artistica del settore didattico-scientifico
di Pino Gala

Novità di questa edizione le escursioni che permetteranno ai
partecipanti di conoscere tutte le bellezze del Gargano

Tra il XVII e XIX secolo la "chitarra battente" o "chitarra
italiana" era praticamente diffusa in quasi tutte le regioni
italiane. Nel '900 le aree di resistenza di questo strumento erano
limitate al sud d'Italia. Sulla chitarra battente si cantava e si
ballava: il particolare timbro dello strumento e le sue
potenzialità ritmiche e musicali hanno sensibilmente influenzato,
oltre che le tecniche canore, anche quelle coreutiche, concorrendo
a produrre particolari stili di ballo. Tracce di "chitarra
battente" anche in Sicilia, ricordanze del mondo zampognaro in
Puglia, ma soprattutto in Sicilia dove la pratica è eccellente,
scuole liutaie e scotis in entrambe, e poi ancora friscalettu,
marranzanu e altri suoni e linguaggi corporei da riscoprire. Tracce
di mondi bizantino, normanno, angioino, aragonese, borbonico e
italiano da individuare e valorizzare. Per la prima volta vengono
presentati, studiati e insegnati da Pino Gala in un Laboratorio
didattico di ballo al Carpino Folk Festival, corredati da una ricca
documentazione video e audio.
Il percorso didattico continua con la proposizione di altri due
corsi sulle tecniche e gli stili esecutivi della chitarra battente
e del tamburello per l'accompagnamento dei canti e delle tarantelle
del Gargano e di gran parte del sud Italia. L'interesse per i
canti, gli strumenti musicali ed i balli di tradizione popolare si
è molto sviluppato in questi ultimi anni ed ha prodotto ricerche e
studi di un certo rilievo in particolare sul Gargano e la Puglia in
generale.
A Carpino grazie soprattutto ad Andrea Sacco è stato possibile
tramandare le tecniche e gli stili esecutivi dello strumento
principe della musica popolare garganica, la chitarra battente.
Roberto Mennona, che ha imparato alla maniera tradizionale a
suonare la chitarra battente e a cantare le tarantelle di Carpino,
ossia affiancando il più grande suonatore e cantatore del Gargano,
vi trasmetterà le tecniche e gli stili esecutivi della chitarra
battente per l'accompagnamento dei canti e delle tarantelle del
Gargano.
L'esecuzione dell'altro strumento principe di tutte le tradizioni
del sud Italia, il tamburello, ci verrà tramandato da Antonio
Manzo, il quale come Mennona, oltre agli studi accademici, ha
potuto apprendere lo stile musicale direttamente dai depositari
della tradizione carpinese. I partecipanti potranno cosi acquisire
una conoscenza di base di gran parte dei ritmi e delle tecniche
tradizionali del sud Italia (Tarantella del Gargano, pizziche
salentine, tarantella di Montemarano, tarantelle della zona del
Pollino e del sud della Calabria) nonché, compatibilmente con il
tempo dedicato allo strumento, la capacità di eseguire alcuni di
questi brani.

Corso di Ballo Popolare
Puglia-Sicilia andata e ritorno
Antropologia della danza e della musica: prof. Pino Gala
Tecnica del ballo: Pino Gala e Tamara Biagi.
Durata totale: 17 ore Repertorio: tarantella di Carpino, S.
Giovanni
Rotondo e Ischitella, valzer fiorato, ballittu messinese, vari
scotis, tarantella pirullè, ecc.

Corso di chitarra battente
Tecnica di suono : Menonna Roberto
Repertorio: Montanara, Rodianella e Viestesana.
Durata totale: 12 ore

Corso di tamburello
Tecnica di suono : Manzo Antonio
Repertorio: garganico, salentino, montemaranese, della zona del
Pollino e del sud della Calabria
Durata totale: 12 ore

La partecipazione ai corsi è subordinata al versamento della quota
associativa di euro 250,00 che comprende, oltre all'iscrizion e ad
uno dei corsi proposti, anche l’alloggio presso una struttura
alberghiera e una convenzione per il vitto presso la medesima per
la sola durata dell'attività formativa.

Con l'iscrizione ai corsi i partecipanti potranno effettuare
gratuitamente tra il 03 e il 11 Agosto 2007 due escursioni, fra
quelle sottoproposte da Gargano Lines ed EcoSPORT Ambientali, per
scoprire le bellezze naturalistiche del Gargano.
1.la prima escursione (obbligatoria) : visita alla costa, le
grotte, i faraglioni, le baie, le calette e le spiagge ghiaiose del
intero Gargano, in comodi e veloci maxi-scafi; (3 ore + 1 di sosta
per il bagno)
2.la seconda a scelta tra il seguente elenco;
-escursione guidata in una parte incantevole di lago, in comode e
sicure canoe; (2/3 ore; facile)
-escursione guidata sottocosta in mare, in canoa, in visita a 5
grotte; (2/3 ore; facile)
-trekking leggero: attraverso una porzione nascosta del Gargano
interno, tra canyons e necropoli; (2/3 ore; lento facile e fresco).

Iscrizioni ed informazioni : Associazione Culturale Carpino Folk
Festival
Via Mazzini, 88 8211; 71010 Carpino (FG) Tel. 0884/900360 dalle
14:30 alle 19:00
3393776214 (Betty) dalle ore 19:00 in poi
corsi@carpinofolkfestival.com

venerdì 27 aprile 2007

Cercasi organettista, astenersi perditempo

Non è facile trovare lavoro oggi. Inauguriamo dunque la prima bacheca del lavoro interinale per organettisti!

CERCO ORGANETTISTA. Sono Danilo, chitarrista e violoncellista di un gruppo di musica popolare irlandese, il nostro repertorio è composto attualmente prevalentemente da slow air, ma con l'intenzione di iniziare a suonare un po' di danze, jigs e reels, avevamo bisogno di un organettista. Se potete segnalarci qualche indirizzo o qualcuno interessato, ve ne saremo molto grati. La nostra formazione è ora composta in tal modo, arpa celtica, chitarra/cello, flauti. Noi siamo di Milano e dintorni, dove facciamo anche le prove e ci incontriamo una volta ogni 15 giorni circa. Grazie dell'attenzione. Contattare danilo3d@hotmail.com

mercoledì 18 aprile 2007

Cantamaggio!

Gianni Donnini l'ho conosciuto ed è un bravo organettista. Fa uno stage di organetto in questa manifestazione e mi sento di consigliarlo, perchè fra i tanti maestri in circolazione, sicuramente lui è uno bravo.

p.s. Gianni, di più non potevo scrivere per i 100 euro che mi hai passato sotto banco...


CANTAMAGGIO
Morro d’Alba (AN), 18-20 e 31 maggio 2007

CANTO DI QUESTUA, RITO DELL’ALBERO, MUSICA
LABORATORI DI SALTARELLO, ORGANETTO E TAMBURELLO

venerdì 18 maggio
ore 10 addobbo dell’albero del maggio
dalle ore 21 musica, canti e balli spontanei in piazza con musicisti e cantori locali

sabato 19 maggio
ore 10.30-13 e 15.30-18 laboratori di saltarello (stile della val d’Aso), di organetto e di tamburello (stile della vallesina)
ore 21.30 musica popolare marchigiana
ore 22.00 concerto del gruppo BARABAN (Lombardia)
ore 24.00 lu balle de la pupa (Abruzzo)

domenica 20 maggio
ore 8.30 ritrovo dei musicisti e dei cantori in piazza
ore 9 il canto di questua viene portato casa per casa in tutte le contrade del paese ed in quelli vicini
ore 13 pranzo di saluto e di ringraziamento offerto ai musicisti ed ai cantori
ore 19 rituale dell’albero del maggio portato a braccio dai giovani del paese, accompagnati da musica e canti
a seguire balli sotto l’albero

giovedì 31 maggio
ore 22 rogo dell’albero nella piazza del paese con musica e canti

CORSI
Il saltarello è il ballo popolare per eccellenza nelle Marche. Un tempo veniva ballato dalle coppie nelle ricorrenze tradizionali legate al calendario agricolo, nel periodo di carnevale e nelle feste familiari. Mentre l’uso dei tipici strumenti che accompagnano il ballo è ancora vivo, da alcuni decenni il saltarello è ormai caduto in disuso e viene ballato quasi esclusivamente da gruppi folcloristici durante gli spettacoli. Noi vorremmo riportare il saltarello nelle piazze e tra la gente, facendola ridivenire protagonista e non solo spettatrice. Vorremmo riempire quel salto tra generazioni che ha determinato un impoverimento della diversità culturale e della tradizione locali. Non vogliamo che scompaia del tutto, ma neanche che le forme originarie del ballo vangano completamente stravolte o omologate ad altre che invece hanno resistito al tempo. E’ per questo che siamo andati a scovare i testimoni di questa danza tradizionale e siamo lieti di ospitarli in occasione di questa quarta edizione dei moduli didattici associati alla ormai affermata ricorrenza del cantamaggio.
I corsi si terranno nella mattina e nel pomeriggio di sabato e comprenderanno l’insegnamento del ballo (stile della val d’Aso) ad opera di testimoni della tradizione, dell’uso del tamburello e dell’organetto (stile della vallesina) nella famiglia dei saltarelli marchigiani. Vi saranno sessioni separate e parallele di danza, organetto e tamburello.

COSTI
Corsi corsi Euro 25
Per informazioni:
Gianni Donnini 3339265668 (organetto)
Danilo Donninelli 3485166845 (tamburello)
Franco Pirrami 3471779336 (danza)

NOTE SULLA MANIFESTAZIONE
Il Cantamaggio si svolge a Morro d’Alba* nel terzo fine settimana del mese di maggio di ogni anno per rinnovare due rituali tradizionali legati a questo mese: il canto di questua e l’albero del maggio.

Il canto rituale di questua del Cantamaggio celebra l'avvento della primavera ed affonda le sue radici nei riti pagani di fertilità, di augurio e di benessere per la comunità ed i singoli. Viene cantato da gruppi di cantori "maggianti", la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio, casa per casa , nella classica formazione: organetto, triangolo, cembalo (tamburello) e voci maschili. Unica eccezione il fabrianese dove gli strumenti fondamentali di accompagnamento sono i violini ed il "violone", con l'aggiunta dell'organetto o della fisarmonica e dove il gruppo "canterini e suonatori" è solitamente più numeroso. Anche il testo del Cantamaggio contiene l'invito al padrone o alla padrona di casa (“vergara”) ad offrire dei doni alimentari, destinati poi al pranzo dei "maggianti", che conclude la festa. Invito che viene ripetuto nell'immancabile saltarello finale di richiesta (fenomeno esclusivamente marchigiano), che normalmente chiude ogni canto rituale di Questua.
Fino a qualche decennio fa, secondo la tradizione medievale del Calendimaggio, era comune, e tuttora il rito resiste in qualche comunità dell’interno, innalzare un grosso albero nella piazza del paese all’inizio del mese di maggio. Questo rito, che affonda le sue radici nella cultura celtica e nelle feste romane in onore delle dee Flora, Bona e Maia, è legato alla fertilità della terra e della donna, celebrata in un periodo in cui il rigoglio primaverile stesso è simbolo del rinnovarsi della vita.

Organizzano:
Comune di Morro d’Alba, Centro Tradizioni Popolari, Pro Loco di Morro d’Alba e le associazioni liberamente, danzintondo, l’albero del maggio

OSPITALITA’
Nel Comune di Morro d’Alba esiste un’area attrezzata per i Camper. Altre strutture:
B&B Via del campo – Monte San Vito 3393560989 www.viadelcampo.info
Albergo Shanti house – Morro d’Alba 073163325
Albergo Morobello - San Marcello 0731 267060
Per i pasti verranno allestiti stand gastronomici per l’occasione.

INFORMAZIONI GENERALI SUL PAESE
* Morro d’Alba è un piccolo paese della collina marchigiana che si trova in provincia di Ancona tra Jesi e Senigallia. E’ situato su un crinale a 10 km dal mare e la cinta muraria ed i torrioni che racchiudono il centro storico rappresentano la caratteristica più tipica per la presenza di un camminamento coperto detto “la scarpa”. Diversi sono i siti di interesse storico artistico che si trovano nel territorio del comune. Altrettanto interesse merita la produzione agricola che oltre all’olio extra vergine di oliva ed al Verdicchio dei Castelli di Jesi offre un vino DOC rosso, il Lacrima di Morro d’Alba, prodotto da un vitigno unico ed autoctono in un ristretto comprensorio che include Morro d’Alba ed alcuni comuni limitrofi.
Per arrivare a Morro d’Alba in auto potete percorrere l’autostrada A14, uscendo a Senigallia o ad Ancona nord, oppure la SS 76 proveniente da Foligno e Fabriano (uscita di Monsano).
In treno, linea Ancona-Bologna (stazioni di Senigallia o Falconara), linea Ancona-Roma (stazione di Jesi) poi proseguire con gli autobus extraurbani.
In aereo, aeroporto di Ancona-Falconara poi fino alla stazione FS di Falconara Marittima.

Per informazioni generali:
www.provincia.ancona.it/comuni/morrodalba/default.htm
www.turismo.marche.it

lunedì 16 aprile 2007

Il ballo ha fatto Boom!


Questo è un fenomeno che mi piace molto! Ne avevo già scritto, ma ora gli ho dedicato un po' più di attenzione con questo articolo...

Boombal: in Belgio i rave sono folk!
Dilaga la mania dei raduni a base di musica folk. E c’è chi dice “tutto questo mi ricorda il fenomeno punk”
Di Gianni Ventola Danese
Pubblicato sul quotidiano "Liberazione"

“Folk Explosion!”. Un’orda di persone lancia questo grido in Belgio e nascono i rave party con musica strettamente tradizionale. La modernità fagocita la musica popolare europea, la trasforma in evento che illumina le notti di Bruxelles. Il linguaggio, lo stile, la comunicazione, è quella dei rave party: luci, musica ad alto volume, piazze e luoghi pubblici invasi da migliaia di persone, birra a fiumi, e giovani, tanti giovani che disertano le discoteche per la musica popolare. In Belgio hanno trovato la formula magica per avvicinare le nuove generazioni alla musica tradizionale. E in Italia cosa succede? Da una parte, la musica folk è per “palati fini”, ex rocchettari un po’ attempati che sanno tutto sul violino finlandese e l’arpa celtica, sulla pizzica salentina e sulla tarantella “a spada”, non si perdono un festival, magari suonicchiano qualche strumento popolare e alle volte fanno noiosi discorsi sulle esecuzioni filologiche. Dall’altra la musica popolare rimane invischiata in un gioco dell’oca un po’ campanilistico fatto di sagre paesane, taniche di vino, questioni di difesa della cultura locale e delle tradizioni contadine, nonché sulla pretesa veracità di un mondo che non c’è più. Ma ai giovani che gliene frega? Loro vogliono divertirsi e pensano che la musica folk sia “roba da vecchi”. Le cose potrebbero andare altrimenti signori! Il Belgio non è lontano.
Era il 2000. Wim Claseys, insegnante di fisarmonica in una scuola pubblica della piccola cittadina universitaria di Ghent, si arrovellava il cervello su come trovare il modo per far fare un po’ d’esperienza musicale ai suoi allievi. Poi, l’idea! Un ballo potrebbe essere un modo eccellente per farli allenare suonando di fronte a un pubblico vero. Trovato un vecchio capannone in Boomstraat, organizza un piccolo ballo con alcune coppie di persone e i suoi studenti con le fisarmoniche che suonano un po’ intimiditi. Il giorno dopo Wim riceve telefonate da tutti quelli che avevano ballato la sera prima con la richiesta di organizzare un altro ballo, e poi un altro ancora. La voce si sparge e il numero delle persone aumenta perché arriva anche chi non sa ballare. Si sistemano discretamente ai bordi della sala, guardano e ascoltano mentre in loro si risveglia prepotente la voglia di muoversi a tempo di musica. Wim non lo sa, ma era nato il fenomeno Boombal.
È costretto a cercare un’altra sede, ma poi anche quella diventa piccola e alla fine si ritrova a dover affittare un grande spazio presso il centro interculturale conosciuto come “La Centrale” dove ancora oggi si svolgono i balli di massa. Sul palco non si alternano più gli impacciati principianti degli inizi, ma i migliori nomi del panorama folk internazionale. Non solo. La formula del Boombal diventa popolare e nulla si può fare per impedire che si estenda a macchia d’olio nelle altre città delle Fiandre, da Bruxelles a Leuven. E poi nasce un’altra consuetudine: non si vuole lasciare fuori nessuno, neanche quelli che non sanno ballare o che hanno la scioltezza di un ciocco di legno e così, un paio d’ore prima di ogni concerto vengono insegnati i passi fondamentali di tutte le musiche che saranno eseguite. Per questo il boombal è qualcosa di simile a qualcosa che a Bruxelles dicono di aver già visto, ovvero il cosiddetto “bal moderne”: un luogo dove prima del concerto si insegnavano insopportabili danze di gruppo.
E qui che sta tutta la carica innovativa del Boombal. Qui si balla musica tradizionale internazionale, non si fanno discorsi sulle radici (ma quali radici!), anzi, antiche melodie europee (polche, mazurche, scottische, valzer, an dro e chi più ne ha più ne metta) vengono letteralmente reinventate dai gruppi della cosiddetta newfolk generation.
Tuttavia non è solo l’atmosfera discotecara ad attrarre i giovani, ma anche il fatto non meno importante che qui la maggiorparte delle danze si ballano in coppia. Gìà, come una volta! L’impaccio assordante della discoteca qui non c’è, tra le persone c’è meno distanza e ci si conosce in fretta: questa forse la più importante rivincita della musica tradizionale sullo sciamanismo dei ritmi techno. Ma è la miscela di nuovo e moderno che funziona.
Steve van Roy dirige il centro culturale De Maalbrek a Bruxelles che ospita dalla scorsa primavera le feste boombal. “Abbiamo avuto l’idea la scorsa primavera, - racconta, - cercavamo un modo per coinvolgere le nuove generazioni affinché fossero proprio i giovani ad aiutarci a stilare l’agenda culturale del centro con idee e nuove proposte. Vede, abbiamo una sala molto grande che fino ad allora aveva ospitato esclusivamente concerti di musica classica”. E poi a quanto pare la cosa è andata oltre le generazioni: “Con la musica folk è accaduta una cosa che non era esattamente quella che ci aspettavamo, - continua Steve, - e cioè di vedere gente di cinquanta e sessant’anni divertirsi e ballare al fianco dei diciottenni. Vengono da altre città e dalla vicina Francia. C’è qualcosa della cultura punk in questo tipo di esperienza musicale, io vedo giovani che si strappano letteralmente i capelli durante i concerti!”.
Gli eroi di questa nuova tendenza popolare sono organettisti, suonatori di flauto e cornamusa, nomi famosi che il solo pronunciarli richiama alla memoria serate memorabili, ma in fondo sconosciuti o quasi al grande e sfarzoso mondo della musica di consumo. Nel giro Hilde Frateur è una musicista molto nota, nella sua famiglia suonano tutti ai Boombal. “Ormai tra noi musicisti, - racconta, - c’è la gara per suonare, non si trova più uno spazio libero, tutti i concerti sono prenotati da mesi, sembrano tutti impazziti”.
l Boombal sono diventati anche un business, questo non lo negano neanche gli ideatori. Il marchio è stato registrato e compare su gadget e magliette. Boombal è uno stile. Ma è uno stile che costa poco. Con cinque euro belgi, che sono anche più leggeri di cinque euro nostrani, la gente può entrare e garantirsi una serata da sballo, bevande escluse! Dalla gente è nato il fenomeno ed è la stessa gente che lo gestisce e in qualche modo lo controlla con la sua presenza. E nonostante il notevole afflusso di persone, la speculazione qui ancora non è arrivata.
L’anima della cultura popolare, quella, c’è ancora tutta. Senza consegnarla a un destino museale o innalzarla ai fasti di una cultura per iniziati, musica e danza popolare vivono nel Belgio dei nostri giorni una nuova avventura che non è altro che un ulteriore sviluppo delle forme musicali popolari. Niente nella musica popolare è rimasto mai immutato nei secoli, nuovi e fecondi apporti hanno sempre innestato nuove idee su antiche tradizioni. La rinascita e la riscoperta del folk in tutta Europa ha certamente contribuito a richiamare l’attenzione delle persone più sensibili e forse “politicamente” impegnate (ci sono cose di sinistra e cose di destra, cantava Gaber mettendo in evidenza con ironia il vacuo marketing culturale dei nostri tempi), erano i tempi del riflusso post sessantottino, ora non più. Il caso del Belgio sembra dimostrare che parlare di tradizioni popolari significa prima di tutto allargare lo sguardo alle tradizioni popolari dell’immenso patrimonio eurasiatico tenendo ben presente che la cultura popolare si rivitalizza solo quando è capace di attualizzarsi, sposando i nuovi linguaggi e le nuove tendenze con quelle antiche radici che, lasciate sole a se stesse, rischiano invece di disseccarsi per sempre.

domenica 15 aprile 2007

Uno stage di organetto

Filippo mi ha segnalato questo suo stage. Andando sul sito del Centro Studi Danza mojud.it ci sono le informazioni su come iscriversi.

martedì 10 aprile 2007

Un po' di bricolage!

Ogni tanto mi ritrovo a soffiare nei castelletti del mio organetto per provare se un''ancia suona correttamente. Ma non si dovrebbe fare, perchè l'umidità del respiro genera processi di ossidazione che danneggiano le ance.

Per questo motivo, anche, i riparatori usano un tavolo speciale per la prova delle ance.

Ho trovato una interessante galleria di fotografie accompagnate da delle utili spiegazioni sulla costruzione di un tavolo per la prova delle ance degli organetti.

E' molto utile quando dobbiamo riparare un'ancia rotta, o sostituire tutte le ance dei castelletti per cambiare tonalità a uno strumento.

lunedì 19 marzo 2007

A colloquio con Daniel Denécheau

Ho gia incontrato virtualmente Daniel in un precedente post, si parlava di una sua composizione molto bella.

Daniel, da Parigi, si è fatto intervistare su musica tradizionale, organetto e molto altro.

Ciao Daniel, e benvenuto sul mio blog! Come è avvenuto il tuo incontro con la fisarmonica diatonica? Sei autodidatta o hai dei maestri?
Ho scoperto l’organetto col disco di Jean Blanchard et Jean Loup Baly "Accordéon diatonique - Spécial instrumental" apparso nella collana "Chant du Monde" nel 1977. Già mi interessavo al folk nordamericano e bretone, e suonavo un po’ la chitarra. Frequentavo a Parigi il folk-club Le Bourdon, luogo di riunione dei suonatori di accordeon. Ma non esistevano dei veri corsi e ognuno imparava da solo. Posso quindi dire di essere un autodidatta.


Puoi dirmi quali sono stati i musicisti o le composizioni determinanti per la tua formazione di organettista e compositore?
Il primo suonatore di fisarmonica diatonica che mi ha veramente emozionato è stato Serge Desaunay ed in particolare il brano "Dimanche matin". Dopo ho scoperto suonatori provenienti da tutto il mondo. Amo molto il brasiliano Renato Borghetti o il Tex-Mex Steve Jordan. Ma quello che più amo è Emile Vacher, uno dei creatori dello stile Musette a Parigi all’inizio del secolo scorso, che suonava un misto tra diatonico (a destra) e cromatico (a sinistra). E’ per questa ragione che mi sono fatto costruire un accordeon misto, sul quale suono il vecchio repertorio Musette.


Cosa ami di più nel mondo della musica folk e c'è, eventualmente, qualcosa che non apprezzi particolarmente?
Amo qualsiasi tipo di musica in cui sia una buona dose di sensibilità. Amo molto anche il "vecchio stile", sia nel repertorio Tex-Mex (Narciso Martinez), che nel Musette. In generale sono più interessato alla musica strumentale che a quella cantata, anche se paradossalmente, amo gli strumenti che "assomigliano" alla voce umana.


Cosa puoi dirmi rispetto alle nuove tendenze nella musica popolare francese?
La musica trad francese si è molto evoluta. E questo è certamente un bene. Le armonie sono più ricche, ci sono parecchie composizioni, ma a volte mi spiace che certe composizioni siano meno adatte alla danza. A volte le caratteristiche della danza (accenti, tempo...) spariscono del tutto e non sai più se quello che stai ascoltando è un valzer o una mazurca, una polca o uno scottish.


I tuoi futuri progetti musicali?
Oggi faccio molte cose, suono con varie formazioni: la "Denécheau Jâse Musette" con la quale suono il Musette degli anni ’20 e ’30, il gruppo di "chant de marins" (canti di marinai) "Marée de Paradis". Lavoro coi bambini delle scuole e compongo con loro delle canzoni che hanno Parigi come tema.
Questo lavoro mi prende molto tempo. Ho delle richieste di composizioni musicali e collaboro, nel suo prossimo disco, col cantante Patrick Denain.
Ho un progetto che mi piacerebbe realizzare: un cd-rom didattico per organetto diatonico. Amo molto dare lezioni private ma mi piacerebbe condividere la mia concezione dell’organetto con molte più persone, e il cd-rom in questo è formidabile.

Traduzione di Marcello Alajmo

giovedì 15 marzo 2007

Second che???

A questo punto penso di aprire una scuola di organetto in Second Life...

L’economia di SL. Ecco quanto conviene avere una seconda vita
Di Gianni Ventola Danese
Pubblicato su "Liberazione" del 11 marzo 2007

Ormai è molto di più di un semplice gioco, è diventato un esperimento sociale ed economico che si invola verso i 4 milioni di iscritti. Parliamo di Second Life (SL) ideato dalla società Linden Lab. SL è una struttura virtuale all’interno della quale ha preso forma una vasta comunità di persone che possono costruirsi una vita parallela, in tutto e per tutto simile a quella reale. Ne è passata di acqua sotto i ponti dai tempi in cui qualche migliaio di pionieri si cimentavano con le opzioni fornite da SL, guardati dai più come fanatici dei giochi online. Oggi questo mondo parallelo è abitato da milioni di persone che alimentano una seconda economia: un giro di affari da tredici milioni di dollari l'anno (per ora).
La valuta degli scambi è il Linden Dollar, moneta virtuale, convertibile in dollari sonanti. Si può comprare di tutto. C’è un vero e proprio mercato di oggetti virtuali. Può sembrare strano, ma la gente compra oggetti virtuali. Di solito si inizia coi vestiti. Anche nel cyberspazio l’occhio vuole la sua parte, ed ecco che ci possiamo imbattere in fastose boutique d’abbigliamento per tutti i gusti. Ma a rifarsi il look non siamo noi, ma il nostro avatar, umanoide tridimensionale che ci rappresenta in SL. Dal completo punk allo smoking da gran galà, da una semplice maglietta dei Pink Floyd agli anfibi ultimo grido, SL ci offre la possibilità di riprodurre la nostra vita reale o di inventarcene una completamente nuova. E qualcuno ha fatto affari degni di nota, come la businessgirl Anshe Chung
In realtà lei è Ailin Graef, vive in Germania nei pressi di Francoforte ed è gia stata soprannominata la Rockfeller di SL. La sua principale attività è quella di occuparsi di sviluppo e mediazione di terreni e abitazioni virtuali, e poi compravendita di oggetti e valuta. Insomma, una furbetta del quartierino (virtuale) che è finita sulle prime pagine di importanti riviste che trattano di affari quali “Business Week” e “Fortune”. La ragazza il fiuto degli affari nelle simulazioni virtuali ce l’ha sempre avuto, perché aveva già raggranellato immense fortune in contanti virtuali in altri giochi di ruolo online: Asheron's Call, Star Wars Galaxies and Shadowbane. Poi con SL è arrivata la possibilità di convertire il denaro virtuale in denaro reale e allor
a le cose sono cambiate. Ha iniziato come fanno tutti dal basso, ospitando eventi, gestendo un giro di prostitute, insegnando i segreti di SL, e disegnando vestiti virtuali. Poi il salto nel grande business. Coi guadagni ha comprato terreno, terreno e poi ancora terreno, fino ad arrivare a possedere una intera isola di SL, battezzata Dreamland. Ha costruito case, ambienti per il business, li ha gestiti, affittati, venduti, fino ad essere definita dai responsabili del Linden Lab la vera “governatrice” di tutta la zona. Nel 2006 Ailin fonda la “Anshe Chung Studion Ltd”, con sede fiscale a Hubei in Cina insieme a suo marito. E nel novembre 2006 ha annunciato di essere la prima personalità virtuale ad aver guadagnato il primo milione di dollari interamente da proventi derivati da attività virtuali. Inquietante? Affatto. Tutto ciò sembra preannunciare il futuro.
Perché i mondi virtuali sono una immensa possibilità di business ancora inesplorata. IBM, ad esempio, sembra avere il giusto atteggiamento pionieristico nel grande mondo virtuale. Possiede almeno dodici isole nel metamondo di SL e un migliaio di dipendenti operativi pronti a trasformare idee in pixel, in oggetti virtuali da rivendere. Una economia “impossibile” resa possibile grazie alle nuove generazioni che stanno crescendo con una doppia vita nei mondi virtuali e nelle reti sociali di internet. Ed è proprio di queste persone che le multinazionali delle nuove tecnologie vanno a caccia. Big Blue (così è soprannominata la IBM) ha deciso di investire nei mondi virtuali anche a uso interno. Conferenze, routine aziendali virtuali, brainstorming globali, training e comunicazione interna, a parere di Big Blue, potrebbero trovare nei mondi virtuali come
Second Life un habitat quasi naturale. Parola d’ordine: simulare modelli di business in un modello realmente sociale, una fucina di idee innovative, uno spazio in cui sperimentare routine professionali basate sulla decentralizzazione, per spingersi fino al cosiddetto crowdsourcing, la distribuzione di lavoro a una comunità indistinta. Per questo IBM investirà la bellezza di 100 milioni di dollari su alcune idee scaturite da un recente brainstorming di massa organizzato in SL.
Ma un altro aspetto importante è quello del commercio online. In molti si sono infatti resi conto che SL potrebbe diventare la piattaforma ideale per gli acquisti in rete. Non più anonimi siti web dove inserire il nostro numero di carta di credito, ma negozi veri, tridimensionali, con tanto di vetrine e avvenenti commesse virtuali pronte a darci ogni informazione in tempo reale.
E le isole di SL iniziano a popolarsi dei grandi marchi che hanno incominciato ad aprire negozi virtuali. L’Adidas ha aperto un negozio in Linden Town, la Nike cerca di piazzare ovunque le sue scarpe. Amazon, tra i più importanti player della net-economy, crede nella possibilità di gettare ponti tra il metamondo e quello reale. Lo chiamano “commercio contestuale”, ovvero far comprare beni reali, destinati a persone reali, al proprio avatar, lasciando che il compratore si mantenga nella metafora. Un esempio? le lib
rerie Life2Life, scaturite dalla creatività degli avatar Tabatha Hegel and Hugo Dalgleish: locali surreali riempiti di libri fluttuanti, né scaffali né commessi, digitando il titolo i risultati appaiono in una sorta di schermo nello schermo. Per saldare il conto, l'avatar viene indirizzato verso la pagina web di Amazon, mettendolo in comunicazione col mondo reale e trasformando così la sua intangibilità in un reale cliente. Inoltre, si possono scambiare pareri fra utenti interagendo in uno spazio tridimensionale.
Britt Beemer, presidente del America’s Research Group, è convinto che i negozianti devono incominciare a pensare in maniera differente perché stanno cambiando le modalità dello shopping. Il fatto è che dopo avere investito ingenti somme nello sviluppo dei siti web, le aziende si stanno accorgendo che esistono molte altre vie per raggiungere in rete il proprio compratore. Oltre a SL, pensiamo a YouTube e a MySpace: ogni anno centinaia di milioni di contatti all’anno, tutti potenziali clienti.

Inoltre, ed è qui che risiede molto del potenziale inesplorato, le aziende potrebbero vendere oggetti virtuali, da usare e consumare solo nel mondo virtuale. Come dire, il consumismo salvato da se stesso. Potrebbero così crearsi le condizioni per un ritorno a uno stile di vita sobrio, risparmiando energia e riducendo lo sfruttamento lavorativo del terzo mondo, e convogliando le nostre pulsioni consumistiche su oggetti virtuali?
Forse. Ma non c’è solo ottimismo in torno a SL. Alcuni consulenti d’impresa, come Steve Prentice del prestigioso Gartner Group, lanciano un grido d’allarme. Forse ci troviamo di fronte a una “bolla speculativa” del virtuale e nei prossimi mesi potremmo dover fare i conti con una grande disillusione. Tuttavia gli investimenti continuano perché i più sostengono invece che l’economia virtuale ormai è parte del nostro presente.

Ne è sicuro l'economista Dan Miller, membro del Joint Economic Committee, il quale prefigura una simbiosi sempre più profonda tra economia reale ed economia virtuale, con tutti i problemi di natura fiscale che ciò potrebbe comportare. Il Committee ha infatti in programma un’indagine riguardo alle economie virtuali: sono più di dieci milioni gli avatar disseminati in questo o quel mondo virtuale, un giro di affari di proporzioni gigantesche (senza parlare delle possibili implicazioni nell'ambito della proprietà intellettuale). Dan Miller ha iniziato a interessarsi al mondo delle economie virtuali negli sprazzi di tempo libero e riconosce che la Joint Economic Committee si trova ancora nelle fasi preliminari di questa difficile analisi. Sta valutando quali questioni possono sollevare le economie virtuali per le politiche pubbliche. Il problema è che molti dei suoi colleghi economisti sono totalmente a digiuno di mondi virtuali: si tratta di capire cosa sia potenzialmente tassabile, e quali fattori delle economie virtuali si intersecano con le economie reali. Basti pensare che oggi il giro di affari in SL si aggira intorno ai 500mila dollari reali al giorno.
La notizia dell’interessamento del Committee ha scatenato indignazione, polemiche e molti timori. Si teme infatti che l'Internal Revenue Service intervenga tassando le transazioni interne alle economie virtuali, ma non c'è modo né motivo di tassare delle rendite che non apportano alcunché nelle tasche delle persone reali. In base alle leggi, se un individuo genera una rendita in dollari veri, viene tassato. Il problema che si pone non è quello di tassare le rendite virtuali esistenti solo nelle economie virtuali, è quello di tassare le rendite reali provenienti da scambi di beni, anche virtuali, in economie virtuali. Queste rendite, come visto, non mancano e possono essere sono ingenti.
L’economia e molti altri aspetti dell’agire umano nel giro di pochi anni si stratificherannno tra reale e virtuale. È un mondo pieno di storie, di piccoli e grandi avvenimenti, di notizie. Se n’è accorto anche il mondo dell’informazione reale. L’agenzia Reuters è la prima ad avere un inviato speciale all’interno di SL. Si tratta di Adam Reuters, naturalmente un avatar che impersona un giornalista vero, Adam Pasick, reporter di Reuters che si occupa di nuove tecnologie. E le notizie non mancano.
E poi, tra le tante storie di SL, ho scovato quella di Ninette Newall (Linette nella vita reale), una storia strana, ma in SL forse non troppo. Lei vive ad Aarhus – seconda città della Danimarca – e parallelamente alla sua attività di educatrice di bambini svolge in SL quella di prostituta di lusso. Il boss è un’americana che ha costruito un vero impero della prostituzione: 53 prostitute virtuali, negozi, case d’appuntamento. Linette ha comprato un nuovo avatar, un corpo scultoreo da modella, accessori, acconciature, gioielli, scarpe, “è stato un investimento all’inizio”, – mi dice – “ma poi ho iniziato a guadagnare. I clienti non mancano, e poi l’esperienza visiva del sesso in SL è piuttosto realistica”. Purtroppo Linette è stata licenziata qualche giorno fa dal suo boss perché si era fatta pubblicità senza autorizzazione. “Ora non mi va più di prostituirmi, credo che aprirò una galleria d’arte e disegnerò vestiti da vendere in SL”. Già. In SL non esistono i sindacati, è forse qualcuno ci sta già pensando…


BOX 1 – La proprietà virtuale finisce in tribunale

• Quelli di Linden Lab sostengono di mantenere la proprietà di tutto, senza tener conto della “proprietà intellettuale correlata alle cose sviluppate o possedute dagli utenti", Si legge nei Terms of Service del contratto che sono in contrasto con la comunicazione pubblicitaria di Second Life. “Entra nella storia acquistando terreni e sviluppando elementi tuoi su SL. Il prezzo e le tasse sono semplici: paghi 9,95 dollari al mese più una tassa demaniale proporzionata alla grandezza del terreno posseduto".

• Inevitabile che con il crescere del valore delle attività in Second Life cresca anche la voglia di alcuni di contestare la "leadership" di Linden Lab e far valere le proprie ragioni in tribunale. Ma è un terreno del tutto nuovo e gli esperti di legge non si sbilanciano. "Per quanto riguarda le proprietà nei mondi virtuali, lo status legale non è ancora chiaro", ha dichiarato F. Gregory Lastowka, docente di Legge della rinomata Rutgers University.

• Lo scorso maggio un tale Bragg ha deciso di denunciare in Pennsylvania Linden Lab e Rosedale per la violazione di un contratto d'asta legato ad un terreno (virtuale), per frode e per la violazione delle leggi dello Stato sulla pratica commerciale nonché per non aver rispettato i diritti dei consumatori. Secondo Bragg, Linden Lab non aveva alcun diritto di congelare il suo asset virtuale di 8mila dollari e di rifiutarsi di rimborsarlo. Di contro, la nota media company ha risposto che l'acquisto delle proprietà è avvenuto sfruttando un trucchetto nel codice del software.

• Insomma, tutti con il fiato sospeso per l'esito della querelle legale. Una vittoria della Linden Lab farebbe crollare i prezzi immobiliari su Second Life: la "proprietà" fondamentalmente verrebbe considerata solo virtuale e senza effetti sul mondo reale. Se invece Bragg dovesse vincere, tutte le media company che dispongono di mondi virtuali commerciali sarebbero obbligate a rimettere in discussione le loro norme, aprendo di fatto la strada al "diritto virtuale" del consumatore. Virtualmente, una rivoluzione.



BOX 2 – La Svezia apre una ambasciata in SL

• E’ la fine di gennaio 2007. Per la prima volta il Governo di un paese democratico decide di utilizzare la visibilità e l'interazione garantita dalla presenza nel metamondo di Second Life creando un’ambasciata virtuale, un distaccamento diplomatico e di servizio che a breve troverà a posto su un’isola dedicata nel celeberrimo ambiente elettronico.

• A darne notizia è “The Local”, giornale di Stoccolma che riprende le dichiarazioni di alti funzionari dell’Istituto Svedese, agenzia del ministero degli Esteri del paese: “Stiamo pianificando di stabilire un’ambasciata svedese in Second Life, essenzialmente per farne un portale di informazione sulla Svezia”.

• Com'è ovvio non sarà questa l'ambasciata dove poter ottenere permessi di soggiorno o, per i paese non europei, visti di ingresso. Ma sarà a disposizione dei molti milioni di frequentatori del metamondo per fornire informazioni sul paese.

• Tra le informazioni che saranno messe a disposizione, c’è una sorta di piccola storia dell’Ikea, dalle origini ai nostri giorni e c’è chi giura che Ikea sia fortemente intenzionata a entrare nel metamondo con una serie di punti vendita di componenti di arredamento virtuali. Col rischio che il mondo reale assomigli sempre di più a quello virtuale.


BOX 3 – Antonio Di Pietro approda sull’isola di Second Life

Un po’ spettrale quella bandiera piantata per storto su un’isola virtuale corredata di palme virtuali, ma è questo il primo passo del politico italiano nella corsa alla conquista di uno spazio di visibilità nella dimensione parallela di SL.

“Italia dei Valori”, la compagine politica di Antonio Di Pietro, che per primo tra i politici italiani ha imparato a sfruttare le potenzialità di YouTube per dialogare e comunicare le sue idee ai cittadini, darà presto un aspetto meno selvaggio alla sua personale isola.

Il lembo di terreno virtuale sarà infatti attrezzato con uffici, sale conferenze e punti informativi sulle iniziative dell’Italia dei Valori. Sull’isola i visitatori in futuro saranno accolti da persone dell’Italia dei Valori attraverso la loro rappresentazione virtuale. L’isola sarà inoltre utilizzata per incontri sia interni che con i giornalisti.

Insomma, chi sarà il prossimo Robinson Crusoe della politica italiana?

martedì 13 marzo 2007

Cronache da uno stage di organetto...

Ogni volta che tengo uno stage di organetto imparo molte cose. A capire in fretta, ad esempio, i segreti passaggi attraverso i quali si possono insegnare le "cose musicali" a ogni singolo musicista. E poi se la compagnia è giusta, ci si diverte tanto.

E' quello che è successo a Firenze durante l'ultimo stage dedicato alla musica occitana, proprio lo scorso sabato.

A parte suonare suonare e poi suonare ancora Curente e balet fino a provocare seri problemi di stabilità psicologica sia agli allievi che al maestro, sono accadute alcune cose che mi dimostrano come gli organettisti non siano a posto...

Fabio aveva la miracolosa capacità di trasformare in musica sarda qualsiasi ballo occitano, sotto le sue dita Rigodoun e Balet sembravano danze di Stintino!

Felice, annuncia a tutti che sarà lui il fotografo ufficiale dello stage. Subito dopo annuncia di avere dimenticato a casa la macchina fotografica.

Rosi, suona Chopin al pianoforte, intravede da lontano un lembo della partitura e già la sa suonare creando lo sconforto degli altri partecipanti (e del maestro...).

Barbara a un certo punto sta per trasformarsi in un ungulato della Val Varaita, gli scappa una lacrima, vorrebbe suonare qualcosa di Andy Cutting ma la Curenta della Val Vermenagna la tormenta per tutta la giornata. Pianta tutto e va a preparare un tè.

Ilaria impara in fretta e vorrebbe usare queste musiche per uno spettacolo, ma soprattutto ha trovato una musica perfetta da usare per il suo lavoro in teatro, e mi dice che è la numero 9 di Delicq. Quando le faccio notare che Delicq non è Beethoven e che mi dovrebbe dire da quale dei tre CD è tratto, cade nello sconforto...

Ma soprattutto, è lui il grande protagonista delle serate fiorentine, oggetto di agguati e strapazzamenti vari subiti arrendevolmente nonostante il nome guerrafondaio.

Missile (il gatto di Barbara), sei tutti noi!