giovedì 15 novembre 2007

La musica delle sfere

Nella visione Tolemaica si pensava che una serie di sette sfere formasse il cielo e che, ruotando una sull'altra, sprigionassero una musica celestiale. Ne parla anche Dante nella Divina Commedia nel primo canto del Paradiso...

Quando la rota, che tu sempiterni
Desiderato, a sé mi fece atteso,
Con l’armonia che temperi e discerni,
Parvemi tanto, allor, del cielo acceso
De la fiamma del sol, che pioggia o fiume
Lago non fece mai tanto disteso.
La novità del suono e ’l grande lume
Di lor cagion m’accesero un disio
Mai non sentito di cotanto acume.


Le sfere planetarie che compongono il paradiso dantesco sono un cielo di pietra, nonostante la loro composizione eterea. Anzi, è proprio la presenza di una materia dotata di moto circolare ed eterna, il cosiddetto quinto elemento o etere, a giustificare agli occhi degli uomini del medioevo l’esistenza di una musica celeste derivante dal perpetuo movimenti dei pianeti.

La teoria dell’armonia delle sfere è però caratterizzata da una persistenza che va ben oltre l’età medievale e la concezione tolemaica dell’universo, superando anche l’interpretazione geometrizzante operata da Keplero nel XVII secolo.

Alcune delle più recenti teorie fisiche che vogliono descrivere il comportamento delle particelle elementari utilizzano in effetti modellizzazioni basate su particolari simmetrie spaziali, quando non precisamente la nozione di armonia, che risalgono alle speculazioni dei pitagorici e di Platone.

Musica, fisica e geometria fuse in una sola arte. Il sogno di Bach. Ne ho scritto in un precedente post, e in quello citavo una animazione tratta da un film su Glenn gould che sembrava corrispondere in pieno al concetto di musica delle sfere, e anche a un certo potere geometrico e pittorico della musica di Bach.

L'ho finalmente trovata e la pubblico qui. Ecco l'effetto che mi fa studiare Bach all'organetto... devo smettere.

Nessun commento: