mercoledì 2 aprile 2008

Il clavicembalo ben arruffato


Non credevo ai miei occhi, eppure qualcuno lo ha pensato, e magari costruito! Un "pianoforte a gatti" o, per dirla alla tedesca che fa tutto un altro effetto, un "Katzenklavier". Insomma, in mancanza dei moderni sintetizzatori e campionatori, nel diciottesimo secolo qualcuno ha ipotizzato questo strumento. Geniale o inquietante?

In pratica consiste di una serie di gatti, collocati in apposite postazioni, le cui relative code vengono collocate direttamente sotto i tasti. Ne consegue che la sensazione di dolore provata dal felino si traduce in un acuto miagolio nel momento in cui ogni singolo tasto viene premuto. Ovviamente, un tasto, un gatto, un tasto, un gatto, e così via. Ottantotto gatti per coprire l'intera tastiera di un piano. Almeno cinquanta chili di croccantini per un concerto di Beethoven.

Mi sono chiesto: ma come si accorda un gatto? Semplice, bisogna provarli prima e scoprire la loro nota naturale di miagolio sotto tortura! Magari poi si da a ogni gatto il nome della propria nota. Vieni qui Sibemolle! Fadiesis, stai buono... Soldiesis, la pappa è pronta...

Lo strumento, vengo a scoprire, è stato descritto per la prima volta da un medico tedesco, tale Johann Christian Reil (1759-1813) con il proposito di trattare pazienti, udite udite, "che avevano perso la capacità di focalizzare la loro attenzione". Be', certo che se gli metti un piano a gatti davanti per lo meno lo notano, no? Ma allora perchè non un organetto a Pitbull, o un violoncello a bassotti?

E se mi si addormenta Mibemolle? E se Sinaturale mi va in calore proprio nel bel mezzo di un concerto? Se Donaturale espleta le sue funzioni intestinali durante un adagio haendeliano? Credo siano stati essenzialmente questi piccoli problemi a far sì che lo strumento non entrasse nei conservatori...

1 commento:

Anonimo ha detto...

...grazie Gianni, mi sono sempre chiesto come funziona una ghironda, ma adesso ho l'inizio di una risposta :-)
Pensi che si puo fabbricare qualcosa con un oca ?