Un po' Yann Tiersen, un po' Nymann, ma soprattutto, Alessandro Pipino. E' una bella scoperta il nuovo lavoro di questo musicista barese, una autoproduzione molto ben curata e registrata a nome del Quartetto Escargot con il titolo Corri. Avevo già anticipato qualcosa in un post precedente, mi sono preso il tempo per ascoltare e riascoltare il disco. Mi sono accorto che riascoltare questo disco non stanca, anzi è un piacere.
In Italia è nato un nuovo organettista che non tenta di imitare Norbert Pignol o Riccardo Tesi. Con Alessandro Pipino nasce in Italia un nuovo modo di intendere l'organetto, forse non completamente inedito in Francia e in altre nazioni, ma sicuramente portatore di una ventata di aria fresca nel belpaese organettistico. Anche perchè Pipino non è solo un organettista, è un musicista.
Dietro il lavoro di Pipino non c'è solo una musicalità innata, un grande senso della forma e della frase melodica, ma c'è anche ricerca timbrica, sperimentazione di accostamenti tra strumenti inusuali, una sapiente capacità di arrangiamento e, anche, non dimentichiamolo, altri tre musicisti di ottimo livello: Massimo La Zazzera (fiati e percussioni), Stefania Ladisa (violino e viola) e Adolfo La Volpe (chitarre e basso).
Un bel disco, veramente. Mi sono chiesto, ce l'ha un difetto? Si sa, una critica non è una critica genuina se risulta completamente positiva. Il disco è un lavoro di brani eleganti, sobri, misurati, "per bene", forse troppo "per bene". Le idee musicali sono folgoranti, originali, ma qualche volta si percepisce la mancanza di un ulteriore sviluppo. Forse alle volte manca quel qualcosa capace di stupire, di spiazzare. Forse. E' solo una mia impressione, che non entra comunque in dissonanza con il grande apprezzamento per le composizioni di Alessandro Pipino.
E poi, secondo il mio parere, ci sono assoluti capolavori. Ascoltare brani come Magida, In Cammino, ed Erde den Dinge (dove Pipino compone per piano solo alla maniera di Nymann) significa tuffarsi in un universo di emozioni e percepire la grande cura formale con il quale è stato confezionato il lavoro. La mia preferita? Direi Come le Foglie, un geniale brano in Re minore, una tonalità poco frequentata dagli organettisti.
E poi mi sono fatto un'altra domanda. Con tutta la robaccia pubblicata in disco, neo-folk, neo-trad, pseudo trad-folk, folk-rock, pizzica-punk e chi più ne ha più ne metta, possibile che in Italia non ci sia stata una casa discografica, anche piccola, disposta a pubblicare questo bellissimo lavoro?
I brani, non tutti, si possono ascoltare sullo spazio MySpace del Quartetto. Ve lo consiglio, depurate le vostre orecchie, fateci un salto.
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