lunedì 16 aprile 2007

Il ballo ha fatto Boom!


Questo è un fenomeno che mi piace molto! Ne avevo già scritto, ma ora gli ho dedicato un po' più di attenzione con questo articolo...

Boombal: in Belgio i rave sono folk!
Dilaga la mania dei raduni a base di musica folk. E c’è chi dice “tutto questo mi ricorda il fenomeno punk”
Di Gianni Ventola Danese
Pubblicato sul quotidiano "Liberazione"

“Folk Explosion!”. Un’orda di persone lancia questo grido in Belgio e nascono i rave party con musica strettamente tradizionale. La modernità fagocita la musica popolare europea, la trasforma in evento che illumina le notti di Bruxelles. Il linguaggio, lo stile, la comunicazione, è quella dei rave party: luci, musica ad alto volume, piazze e luoghi pubblici invasi da migliaia di persone, birra a fiumi, e giovani, tanti giovani che disertano le discoteche per la musica popolare. In Belgio hanno trovato la formula magica per avvicinare le nuove generazioni alla musica tradizionale. E in Italia cosa succede? Da una parte, la musica folk è per “palati fini”, ex rocchettari un po’ attempati che sanno tutto sul violino finlandese e l’arpa celtica, sulla pizzica salentina e sulla tarantella “a spada”, non si perdono un festival, magari suonicchiano qualche strumento popolare e alle volte fanno noiosi discorsi sulle esecuzioni filologiche. Dall’altra la musica popolare rimane invischiata in un gioco dell’oca un po’ campanilistico fatto di sagre paesane, taniche di vino, questioni di difesa della cultura locale e delle tradizioni contadine, nonché sulla pretesa veracità di un mondo che non c’è più. Ma ai giovani che gliene frega? Loro vogliono divertirsi e pensano che la musica folk sia “roba da vecchi”. Le cose potrebbero andare altrimenti signori! Il Belgio non è lontano.
Era il 2000. Wim Claseys, insegnante di fisarmonica in una scuola pubblica della piccola cittadina universitaria di Ghent, si arrovellava il cervello su come trovare il modo per far fare un po’ d’esperienza musicale ai suoi allievi. Poi, l’idea! Un ballo potrebbe essere un modo eccellente per farli allenare suonando di fronte a un pubblico vero. Trovato un vecchio capannone in Boomstraat, organizza un piccolo ballo con alcune coppie di persone e i suoi studenti con le fisarmoniche che suonano un po’ intimiditi. Il giorno dopo Wim riceve telefonate da tutti quelli che avevano ballato la sera prima con la richiesta di organizzare un altro ballo, e poi un altro ancora. La voce si sparge e il numero delle persone aumenta perché arriva anche chi non sa ballare. Si sistemano discretamente ai bordi della sala, guardano e ascoltano mentre in loro si risveglia prepotente la voglia di muoversi a tempo di musica. Wim non lo sa, ma era nato il fenomeno Boombal.
È costretto a cercare un’altra sede, ma poi anche quella diventa piccola e alla fine si ritrova a dover affittare un grande spazio presso il centro interculturale conosciuto come “La Centrale” dove ancora oggi si svolgono i balli di massa. Sul palco non si alternano più gli impacciati principianti degli inizi, ma i migliori nomi del panorama folk internazionale. Non solo. La formula del Boombal diventa popolare e nulla si può fare per impedire che si estenda a macchia d’olio nelle altre città delle Fiandre, da Bruxelles a Leuven. E poi nasce un’altra consuetudine: non si vuole lasciare fuori nessuno, neanche quelli che non sanno ballare o che hanno la scioltezza di un ciocco di legno e così, un paio d’ore prima di ogni concerto vengono insegnati i passi fondamentali di tutte le musiche che saranno eseguite. Per questo il boombal è qualcosa di simile a qualcosa che a Bruxelles dicono di aver già visto, ovvero il cosiddetto “bal moderne”: un luogo dove prima del concerto si insegnavano insopportabili danze di gruppo.
E qui che sta tutta la carica innovativa del Boombal. Qui si balla musica tradizionale internazionale, non si fanno discorsi sulle radici (ma quali radici!), anzi, antiche melodie europee (polche, mazurche, scottische, valzer, an dro e chi più ne ha più ne metta) vengono letteralmente reinventate dai gruppi della cosiddetta newfolk generation.
Tuttavia non è solo l’atmosfera discotecara ad attrarre i giovani, ma anche il fatto non meno importante che qui la maggiorparte delle danze si ballano in coppia. Gìà, come una volta! L’impaccio assordante della discoteca qui non c’è, tra le persone c’è meno distanza e ci si conosce in fretta: questa forse la più importante rivincita della musica tradizionale sullo sciamanismo dei ritmi techno. Ma è la miscela di nuovo e moderno che funziona.
Steve van Roy dirige il centro culturale De Maalbrek a Bruxelles che ospita dalla scorsa primavera le feste boombal. “Abbiamo avuto l’idea la scorsa primavera, - racconta, - cercavamo un modo per coinvolgere le nuove generazioni affinché fossero proprio i giovani ad aiutarci a stilare l’agenda culturale del centro con idee e nuove proposte. Vede, abbiamo una sala molto grande che fino ad allora aveva ospitato esclusivamente concerti di musica classica”. E poi a quanto pare la cosa è andata oltre le generazioni: “Con la musica folk è accaduta una cosa che non era esattamente quella che ci aspettavamo, - continua Steve, - e cioè di vedere gente di cinquanta e sessant’anni divertirsi e ballare al fianco dei diciottenni. Vengono da altre città e dalla vicina Francia. C’è qualcosa della cultura punk in questo tipo di esperienza musicale, io vedo giovani che si strappano letteralmente i capelli durante i concerti!”.
Gli eroi di questa nuova tendenza popolare sono organettisti, suonatori di flauto e cornamusa, nomi famosi che il solo pronunciarli richiama alla memoria serate memorabili, ma in fondo sconosciuti o quasi al grande e sfarzoso mondo della musica di consumo. Nel giro Hilde Frateur è una musicista molto nota, nella sua famiglia suonano tutti ai Boombal. “Ormai tra noi musicisti, - racconta, - c’è la gara per suonare, non si trova più uno spazio libero, tutti i concerti sono prenotati da mesi, sembrano tutti impazziti”.
l Boombal sono diventati anche un business, questo non lo negano neanche gli ideatori. Il marchio è stato registrato e compare su gadget e magliette. Boombal è uno stile. Ma è uno stile che costa poco. Con cinque euro belgi, che sono anche più leggeri di cinque euro nostrani, la gente può entrare e garantirsi una serata da sballo, bevande escluse! Dalla gente è nato il fenomeno ed è la stessa gente che lo gestisce e in qualche modo lo controlla con la sua presenza. E nonostante il notevole afflusso di persone, la speculazione qui ancora non è arrivata.
L’anima della cultura popolare, quella, c’è ancora tutta. Senza consegnarla a un destino museale o innalzarla ai fasti di una cultura per iniziati, musica e danza popolare vivono nel Belgio dei nostri giorni una nuova avventura che non è altro che un ulteriore sviluppo delle forme musicali popolari. Niente nella musica popolare è rimasto mai immutato nei secoli, nuovi e fecondi apporti hanno sempre innestato nuove idee su antiche tradizioni. La rinascita e la riscoperta del folk in tutta Europa ha certamente contribuito a richiamare l’attenzione delle persone più sensibili e forse “politicamente” impegnate (ci sono cose di sinistra e cose di destra, cantava Gaber mettendo in evidenza con ironia il vacuo marketing culturale dei nostri tempi), erano i tempi del riflusso post sessantottino, ora non più. Il caso del Belgio sembra dimostrare che parlare di tradizioni popolari significa prima di tutto allargare lo sguardo alle tradizioni popolari dell’immenso patrimonio eurasiatico tenendo ben presente che la cultura popolare si rivitalizza solo quando è capace di attualizzarsi, sposando i nuovi linguaggi e le nuove tendenze con quelle antiche radici che, lasciate sole a se stesse, rischiano invece di disseccarsi per sempre.

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